Un bagno nella foresta di Nomentum

Foto di Mitsuo Komoriya su Unsplash

Il gruppo guidato da Anna e Antonio, due “Guide Natura”, inizia a camminare lungo il sentiero che porta verso l’interno della riserva naturale di Nomentum, un’area naturale protetta tra Mentana e Fonte Nuova, in provincia di Roma, e caratterizzata da cerri, carpini, olmi e salici. È mattina, la passeggiata è semplice e il terreno è ricoperto dalle foglie cadute della stagione. Il gruppo esce dal sentiero per spostarsi in un posto più riservato dove iniziare la prima sessione di Forest Bathing, una pratica che consiste nell’immersione in una foresta o in un bosco per ottenere una sensazione di benessere generalizzato. Tra momenti ricreativi, di contemplazione e rilassamento, lo scopo è tornare a sentire profondamente la natura, attraverso tutti i cinque sensi.

Il gruppo è pronto. Ci si raduna in cerchio. «Partiamo sempre da tre elementi fondamentali: corpo, mente e spirito, inteso come un qualcosa che va al di là, diciamo della mente, ma poi lo lasciamo alla libera interpretazione», spiega una delle due guide, Antonio Giorgini. «Noi viviamo sempre di corpo e stomaco, dobbiamo cercare di elevare la coscienza, cioè cercare di andare a percepire tutte le altre sfere emozionali e sensoriali che ci sono», continua. «Quello che stiamo facendo è una rieducazione all’ambiente».

Antonio invita poi il gruppo a fare un esercizio che si chiama tapping. È un esercizio di coscienza energizzante durante il quale si ripetono delle frasi di accettazione di sé e si sollecita il palmo della mano con dei colpetti, secondo la pratica dell’agopuntura cinese. Bisogna accogliere tutto ciò che la vita ci manda e non ostacolarla, spiega. L’elemento del Fuoco è molto importante in inverno perché rappresenta il suo opposto, aggiunge Anna Blasi Toccaceli, l’altra guida. «È un’energia dentro di noi. Ci si può focalizzare su questo come elemento di accettazione della realtà. Potete visualizzare o il colore rosso oppure un fuoco». Poi l’esercizio prevede di massaggiarsi sotto l’ascella, il punto associato alla Terra. La terra che ci nutre e ci permette di sopravvivere. «Sentire di meritarsi risorse, ricchezza, tutto quello che più desiderate senza limiti, possiamo lavorare su questo elemento, quando vi sentite un po’ scarichi», spiega Anna. Il terzo esercizio riguarda il punto dell’Aria e si fa con l’esterno dei pollici. È il ringraziamento. Si ringrazia il sole, gli alberi, la terra, il cielo, tutto ciò che ci circonda. Il gruppo si sposta allora all’interno del bosco. Antonio invita a prendere i rami per costruire un nido dove sedersi in cerchio. «Abbiamo creato questo cerchio che è il simbolo del ciclo della vita, quindi tutto ciò che è in natura: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma», spiega Anna.


Anna chiede ai partecipanti che cosa rappresenti per loro l’inverno. «Per me l’inverno è riposo, per poter rinascere», dice Daniela Giorgini, una delle partecipanti al Forest Bathing. «Per me l’inverno è casa, famiglia, attività lavorativa, un fuoco, un caminetto acceso», sostiene Elisabetta Verardi. «Per me è la stagione che più mi costringe a pensare che anche nei momenti più bui, più tristi è importante cercare qualcosa di bello, essendo la stagione più buia», sostiene Anna Di Palma, una biologa studiosa di muschi. In inverno sembra che sia tutto morto, ma non è così. «Il vecchio anno muore ma il nuovo anno nasce, dunque è la vita che si rigenera», spiega Antonio.

Dopo aver meditato sull’inverno, Anna invita a fare un gioco: la ricerca del proprio albero. In questo periodo gli alberi stanno riposando, «li dobbiamo toccare delicatamente», spiega. Occorre dividersi in coppia. Una persona si benda ed è l’esploratore, l’altra è la guida, quindi l’accompagnatore. L’esploratore si mette in ascolto di se stesso, e sente in che direzione vuole andare. Quando arriva al suo albero, la guida si allontana e lascia l’esploratore libero di fare l’esperienza con il suo albero. Prova a percepirlo con il tatto, con l’olfatto, con tutti i sensi tranne la vista. Una volta concluso si torna in cerchio, l’esploratore viene sbendato e deve provare a riconoscere il proprio albero.


«Abbandonando il senso della vista si acutizzano di più gli altri sensi, quindi vediamo anche con l’udito e l’olfatto», spiega Elisabetta. «Si ha una maggiore conoscenza di sé, percezione dei propri movimenti, quindi ipersensibilità a dove si sta mettendo il piede, ai rumori che ci sono attorno. Averlo trovato è stato entusiasmante», commenta Anna Di Palma. «Io l’ho abbracciato e mi sembrava che lo stessi scaldando perché sentivo che era vivo, ma che aveva freddo», dice Daniela.

Un altro esercizio consiste nello scrivere su un foglietto di carta ciò che il fuoco deve purificare, qualcosa di cui liberarsi, per poi bruciarlo in una candela. Per concludere, si fa l’esercizio contrario. Si scrive un proposito che vogliamo fiorisca quest’anno e lo si sotterra, come un seme. Daniela è la prima volta che partecipa a un bagno di foresta. «Vorrei riprovarlo in altre stagioni, anche in primavera», sostiene. Anche per Anna Di Palma è la prima volta. Si dice molto soddisfatta: «va fatto un po’ come periodicamente si va dall’estetista, a fare un massaggio o altro».

È d’accordo Antonio Giorgini, una delle nostre “Guide Natura”, membro dell’associazione Progetto Radici, che promuove iniziative nella natura, compreso un corso di Ecosofia. «Occorre cercare di recuperare delle radici, che individuiamo soprattutto nel ricollegarsi con la natura e con un pensiero naturale. Due elementi che sono alla base di una rieducazione dell’uomo», spiega. Per Giorgini, occorre infatti una vera e propria rieducazione dell’uomo, che sconta un deficit di natura. Il concetto di “disturbo da deficit di natura” è stato coniato dal giornalista Richard Louv nel suo libro L’ultimo bambino nel bosco in cui spiega che trascorrere meno tempo in natura può avere conseguenze negative soprattutto sulla salute dei bambini, ormai abituati a un ritmo di vita frenetico. Anna Blasi Toccaceli, l’altra “Guida Natura”, è stata scout e capo scout. Ha lavorato molto con i bambini. «Osservare la conformazione di una foglia, un tronco di un albero, vedere le intagliature, ci stimola ad avere una concentrazione molto grande e sviluppare così anche una pazienza, una lentezza interiore. I bambini sono così portati a essere più riflessivi, occorre dargli questo spazio», spiega.

Giulia Terlicher è stata la formatrice di Antonio e Anna. La madre è una pedagogista del bosco, il padre è stato il direttore dell’amministrazione della foresta di Tarvisio, in provincia di Udine. «Fin da bambina ho imparato ad ascoltare il bosco, a sentire gli alberi, a interagire con tutto l’ambiente», racconta. Laureata in Scienze dell’Educazione, ha iniziato a portare il Forest Bathing nelle scuole. Collabora con istituzioni e gruppi aziendali. Nel 2020 ha fondato il progetto Natura Academy per formare “Guide Natura”, come Antonio e Anna, appunto. Il suo metodo tiene insieme Pedagogia del Bosco, Forest Bathing e Green Mindfulness. Il corso dura 6 giorni. C’è prima una parte pratica di due giorni di immersione nella natura, poi una teorica dove si impara a costruire la propria professionalità di guida. «Leadership, carisma, sicurezza, autostima, ascolto» sono le qualità che deve avere una “Guida Natura”. Per Terlicher «è la professione del presente», perché le persone sono sempre più stressate anche a causa dell’uso frequente della tecnologia. «La guida ti aiuta a ritrovare il tuo ritmo». È necessaria una guida almeno nelle prime esperienze, spiega. Obiettivo di fondo, anche per lei, è una vera e propria rieducazione dell’uomo: «l’uomo passava molto più tempo in ambienti naturali e non aveva bisogno di questa figura fino a qualche decennio fa». Ma i bisogni sono cresciuti in particolare dopo la pandemia e i periodi di confinamento. Da allora, «è maturata la consapevolezza della necessità di uno stile di vita più sano».

Secondo la letteratura scientifica, i bagni di foresta, che si distinguono in preventivi (Forest Bathing) e riabilitativi (Forest Therapy), hanno reali effetti benefici. Ce lo conferma Giovanna Borriello, medico specialista in neurologia e membro del comitato scientifico dell’Associazione italiana di medicina forestale (Aimef). «È stata dimostrata un’efficacia terapeutica nelle patologie metaboliche, quindi diabete, ipertensioni, patologie cardiocircolatorie, nelle malattie autoimmuni, come la sclerosi multipla. Nell’asma, nei disturbi psichiatrici, nelle sindromi ansiose, nei disturbi cognitivi, nei problemi legati all’autismo», spiega. In numerosi Paesi la Forest Therapy è stata riconosciuta dal servizio sanitario nazionale. «In Italia ci sono una serie di vincoli, un’impostazione ancora molto tradizionale», ma l’obiettivo dell’Aimef è promuovere la ricerca scientifica affinché la Forest Therapy venga riconosciuta dal servizio sanitario nazionale come medicina complementare.

Focus: Bioenergetic Landscape

Marco Nieri è un ecodesigner e bioricercatore. Ha fondato il metodo Bioenergetic Landscapes, una tecnica per studiare gli effetti del bioelettromagnetismo vegetale sugli esseri umani. Questo metodo gli ha permesso di realizzare parchi e giardini bioenergetici con scopi terapeutici. Ha collaborato anche con alcune aziende realizzando dei “Green Offices”, degli uffici verdi. «Inserisco le piante sul luogo di lavoro per numerosi vantaggi che sono quelli di un’ambientazione più piacevole perché stimola la nostra biofilia. Le piante aiutano le persone che lavorano, migliorano la qualità dell’aria interna, riducono la CO2, aumentano l’ossigeno e depurano l’aria dagli inquinanti più comuni. Inoltre, la vicinanza del verde stimola la produttività, il lavoro di gruppo, la creatività e riduce le malattie e l’assenteismo. Si genera un effetto empatico». Nieri quando lavora con il Bioenergetic Landscape usa principalmente uno strumento biofisico: l’antenna Lecher polarizzata. «Permette di fare analisi sui campi elettromagnetici ultrafini e serve per introdurre energia dall’esterno. Permette di valutare sia la presenza e la qualità dei campi elettromagnetici naturali, che le risposte che hanno i nostri organi quando si trovano in certe condizioni ambientali».

di Andrea Manfucci

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